lunedì 6 aprile 2009

NELLA VASCA


Finalmente a casa! Oggi sono proprio stanca, ho girato in lungo ed in largo Milano come una matta senza riuscire a fare pressoché niente. Non capisco perché gli scioperi dei mezzi pubblici debbano essere sempre fatti di venerdì, in città vige già il caos perché la gente è pronta mentalmente al week end ed è magari andata al lavoro con la macchina carica per partire.

Adesso, per rilassarmi mi preparo un bel bagno caldo. Apro l’acqua e regolo la temperatura. Non mi piace troppo caldo. Metto il bagnoschiuma…ops me ne è scappato troppo…e vado a svestirmi. Magari uno pensa che la parola svestirmi sia: prendo tutto ciò che indosso, lo tolgo, lo piego e la metto via…questo non vale però per la sottoscritta. Io prendo i vestiti che porto, li tolgo, camicia e golf insieme così faccio prima e li lascio appallottolati.

I jeans hanno un destino più crudele, restano addirittura sul tappeto in camera insieme alle calze e alle mutande. Odio quelli che mi dicono “ci metti lo stesso tempo a mettere a posto le cose”, ma stiamo scherzando vuoi mettere che risparmio mollare tutto così come si trova? Sento l’acqua che scorre nella vasca, ma il rumore è un po’ ovattato. Mi affaccio in bagno e vedo che la vasca straborda di schiuma. Mi sembrava che ne fosse caduto troppo cavolo! Prendo il doccino e cerco di abbassare la schiuma con lo schizzo, ma dove accidenti ho la testa, si vede che sono stanca oggi non ragiono neanche…la schiuma nel giro di poco raddoppia e mi ricorda il film Blob, quando “la cosa” esce dal cinema facendo fuggire gli spettatori…la schiuma esce dalla vasca ed avanza per il bagno…Danno per danno la prendo con le mani, l’appoggio sul palmo e la soffio via…meno male che sono sola in casa perché se mi vedesse qualcuno ora mi prenderebbe sicuramente per matta.

Finalmente riesco a riprendere il controllo di tutto, l’acqua è arrivata all’altezza giusta e la schiuma non mi aggredisce più. Prendo la mia foca della Chicco e mi infilo nella vasca. Si…la foca della Chicco, quella che galleggia. Beh cosa c’è di strano, adoro fare il bagno con animali che galleggiano e la foca si diverte da matti con la schiuma che sembra ghiaccio, dentro la vasca. Oddio è la foca o sono io che mi diverto di più…questo non l’ho ancora capito.

Dopo dieci minuti la schiuma ormai sta svanendo e la foca sembra ora in un mare di iceberg che si stanno sciogliendo per l’effetto serra. Adesso è il mio momento. Metto la testa sotto l’acqua e resto ad ascoltare i rumori della casa. Il mio sotto inquilino non ha ancora messo l’olio alla porta della camera da letto, perché il cigolio amplificato dall’acqua mi fa sobbalzare. Sento il mio respiro, i battiti del cuore… mi piace molto, mi sento viva. Tutto sembra più intimo nell’acqua, tutti i rumori sono forti… “gruuup…gruuup”…aiuto chi c’è nella vasca! Il mio stomaco si lamenta, probabilmente inizia ad accusare i morsi della fame.

Non so quanto resto di solito con la testa sotto, forse fin tanto che non mi prende freddo perché l’acqua si sta raffreddando. Ma oggi non ho assolutamente voglia di riemergere e così col piede destro apro il rubinetto dell’acqua calda per riscaldarmi un po’. Quando sento che la temperatura corporea si è ripresa, sempre col piede…”bruciaaaa”…ho appoggiato le dita sul rubinetto bollente…chiudo il tutto. Resto ancora un po’ sotto. La foca offesa perché nessuno la guarda si è fermata in un angolo della vasca e mi dà le spalle. Sento un telefono che squilla…uno, due, tre…dieci squilli…non c’è nessuno, cosa insistono! E’ ora di lavarsi. Verso il sapone liquido sulla spugna e inizio a strizzarla forte per far uscire la schiuma. “Cich”, mi piace sentire il rumore della spugna spremuta, “cich” e così altri minuti preziosi se ne vanno per l’ennesimo gioco nella vasca.

Finalmente riesco a lavarmi senza altre interruzioni. I capelli sono sempre gli ultimi perché prima di risciacquarmi con la doccia infilo per l’ultima volta la testa sott’acqua e ci resto altri minuti. Chiudo gli occhi per assaporare gli ultimi minuti di tranquillità e…”bang” si apre la porta del bagno con tale violenza che sbatte sul bordo della vasca. Salto in aria e rivolgo lo sguardo alla porta. Mio marito mi sorride, con un sorriso che si rivolge di solito al gatto che ha combinato qualche marachella. “Ti ho chiamato prima per dirti che stavo arrivando, meno male che hai tolto le chiavi dalla toppa…”.

Gli rivolgo di rimando il sorriso più birichino che posseggo e mi butto sotto ancora per l’ultima volta…giuro. “Allora eri tu prima, pensavo fosse il telefono del nostro vicino”, ma non mi accorgo che col fatto che non sento le mie parole, sto urlando a squarciagola!

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