giovedì 16 luglio 2009

LA BICICLETTA DI PIETRO


Pietro era un ragazzino sveglio nonostante la sua età. Aveva dovuto crescere in fretta da, quando era stato messo in collegio dopo la terza elementare. La sua fuga da quel posto era pensare costantemente a quando la domenica sarebbero arrivati i suoi e finalmente avrebbe preso la sua adorata bici da corsa per fare di nuovo il giro del lago di Iseo, per vedere se si fosse migliorato di qualche secondo rispetto alla volta precedente. Era così preso a battere ogni volta il record precedente che alcune volte si dimenticava perfino che ad accelerare troppo in curva, rischiava di non tenere la bicicletta. Come quella volta che dopo aver rischiato nella prima curva, nella seconda perse il controllo e finì rovinosamente dentro il lago. La bicicletta per fortuna sua restò sul selciato, ma si graffiò tutta. Lui invece oltre a farsi un bel bagno fuori stagione si sbucciò tutte le ginocchia. Ma niente fermava il piccolo Pietro, non certo una leggera pelatura, la preoccupazione ora era ritornare dai suoi che lo aspettavano seduti su una panchina intenti a mangiare il primo gelato di stagione e non farsi beccare da suo padre. Sicuramente allora sì che le avrebbe prese di santa ragione e sarebbe stato ancora più umiliante della caduta nel lago. Recuperata e rispolverata la bici, raddrizzato il manubrio, rimonta sul sellino con già la scusa pronta nel caso suo padre si fosse accorto di qualcosa. Tanto per cominciare, prima di finire di nuovo il giro del lago, l’aria lo avrebbe di certo asciugato, quindi almeno in quello sarebbe stato salvo e poi lui le bugie le sapeva raccontare bene, in collegio era grazie a quelle che sopravviveva. Sì, l’aveva trovata, avrebbe detto che una macchina gli aveva tagliato la strada e che lui per schivarla aveva finito per perdere il controllo della bici ed era caduto. Fortunatamente però si era subito rialzato senza nessun danno per lui! Mentre pedalava rilassato, ormai non aveva più un record da battere e poi più passava il tempo e più si asciugava i vestiti, continuava a ripassare mentalmente la scusa, ormai era diventata anche per lui la verità, si stava convincendo a furia di ripetersela. Arrivò tutto soddisfatto vicino alla panchina dove aveva lasciato i suoi qualche ora prima, ma appena si avvicinò a suo padre, si senti arrivare uno schiaffo in pieno viso che lo tramortì, non tanto per il dolore ma per la sorpresa del gesto. Suo padre lo guardava con aria di sfida, lo sfidava a dirgli quella fatidica bugia. Ma come faceva a sapere come erano andate le cose, come era possibile che lui sapesse sempre tutto? E se lo sapeva perché non era preoccupato per lui, se si era fatto male, se si era spaventato? Balbettò qualcosa ma gli arrivò un altro scappellotto. Gli scendevano le lacrime dalla rabbia, suo padre non lo faceva parlare, non voleva neanche sapere la sua versione dei fatti. Prese la bici e la infilò in macchina senza neanche guardarlo, tanto era il nervoso. Gli faceva male il sedere per la botta ma il suo orgoglio era ferito ancor di più. Per tutto il tragitto dal lago al collegio restò zitto a rimuginare sull’accaduto senza trovare però il bandolo delle matassa…gli piaceva usare questo detto! Sicuramente l’indomani avrebbe avuto un bel livido sulla schiena e delle belle croste sulle ginocchia, ma voleva capire come suo padre aveva compreso lo svolgere dei fatti. Arrivati a destinazione, scese dalla macchina un po’ indolenzito e senza salutare si diresse all’entrata del portone. Fu li che udì le prime parole di suo padre, “ Quante volte ti ho detto di non frenare col freno davanti che è pericoloso!” Era vero, era caduto per quello, la troppa velocità e una toccatina al freno, ma a quello sbagliato. L’errore era lì, e lui lo aveva capito senza che glielo si dicesse con una spudorata bugia. La settimana dopo, quando si riaprirono le porte del “carcere” per la solita domenica in famiglia, il padre lo aspettava in macchina con la bici nel bagagliaio e un “caschetto” sul sedile. “ Non potrò evitare che tu ti sbucci le ginocchia, ma almeno la testa dura che ti ritrovi la salvaguardiamo!” disse.