giovedì 30 settembre 2010

la seconda tappa....


La mattina seguente imposto la nuova destinazione. Non abbiamo da fare troppi kilometri, andiamo sopra Linz a Bad Leonfelden, nell’unico albergo che ho prenotato prima di partire perché saranno quattro giorni di relax. Ci facciamo tutta l’autostrada fino a Linz e poi una trentina di km salendo in mezzo alle colline, al verde e mucche ai lati della strada. Il panorama è molto bello. Arriviamo con un’ora di anticipo sul check in per avere la camera, quindi decidiamo di andare a fare un giretto in repubblica Ceca, che dista solo 6 km. Ci rintoneremo due giorni dopo per visitare un paesino patrimonio dell’Unesco. Alle due spaccate, ci ripresentiamo alla reception dell’albergo col sorriso stampato sul viso. Finalmente si possono smontare le valigie. Quattro giorno nello stesso posto! Prendo i miei vestiti e li butto letteralmente dentro l’armadio e dopo un secondo indosso già il costume. L’albergo ha una piscina all’aperto e una parte interna con sauna, bagno turco e zona relax. Guardo Antonio ed è ancora vestito. Sta sistemando i suoi vestiti dentro l’armadio. Camicie da una parte, magliette da un’altra, mutande calze … guardo il lato del mio armadio ed è tutto appallottolato. Ok abbiamo due caratteri diversi. Sente i miei occhi che lo fissano, si gira e mi guarda: “sei già pronta?” Indosso l’accappatoio dato dall’albergo con il nostro numero di camera attaccato ad una spilla rotonda, che mi ricorda molto le spille che usavo quando andavo a scuola e che attaccavo sui giacconi. Dopo poco, è pronto anche lui. Mi sento a disagio camminare per il corridoi in accappatoio, ma incontriamo altra gente e così mi rilasso. Prendiamo l’ascensore e scendiamo alla reception dove c’è l’accesso alla zona piscina. Prendiamo il posto sulle sdraio e finalmente ci rilassiamo. Ora si che mi sento in vacanza, penso stando sdraiata nell’idromassaggio guardando il panorama intorno. Ma a chi sarà mai venuto in mente di costruire un albergo termale in questo posto, a 6 km dalla repubblica Ceca e alle porte della famosa foresta Boema. Beh chiunque sia stato, è un genio! Antonio sta già dormendo, sulla sua sdraio. Beato lui, riesce a dormire ovunque. Quando si sveglia col mal di collo, decidiamo di andare a visitare la parte termale. Faccio per scendere gli scalini e resto sorpresa dal cartello che c’è appeso sopra la porta a vetri smerigliato. Vietato l’ingresso ai minori di 16 anni. Cosa ci sarà mai di là, mi domando. Non faccio neanche in tempo ad entrare che mi si para davanti un signore che scorrazza tutto nudo per le stanza. Mi tornano così in mente le parole di mio padre: “ Ah ricordati che in Austria, nelle terme si va tutti nudi”. Aveva ragione. Mi guardo in giro e vedo che dentro la sauna ci sono donne “spiaggiate” che si rilassano. Gli uomini invece stanno seduti a gambe aperte, quasi fieri delle loro virilità. Usciamo e decidiamo di fare un punto della situazione: se nudi sono … nudi saremo! Ci infiliamo il costume nella tasca dell’accappatoio e via … come mamma ci ha fatti. Alla fine non è poi così tanto male. Si, certo ti senti osservato, forse per i primi 10 minuti ma non nego che anche io mi sono messa a fare il punto della situazione. Nella mia mente risuonavano applausi per uomini dai bei fisici … diciamo così, a sorrisi nel vedere come delle persone non perfette, anzi magari molto sovrappeso, fossero a loro agio nel camminare a testa alta, nude. Anche a me avranno fatto gli stessi raggi x, che ho fatto io agli atri. La cosa simpatica se non ridicola, era che ogni giorno verso le 16 circa ci si ritrovava tutti nella zona termale, dopo aver passato la giornata in giro per cittadine o dopo passeggiate nei boschi, tutti nudi. La sera però, ci si rivedeva al ristorante tutti in tiro. Mi mancano molte quelle due orette, non solo per il fatto del relax e il non pensare a niente, ma penso che alla fine mi manchi proprio il fatto di andare in giro nudi. Tutto uguali, senza vestiti senza maschere. Penso che mi sia servita molto questa piccola esperienza. Non ho un fisico da modella, ho i miei difetti e a volte mi faccio anche della piccole paranoie. Ho una brutta cicatrice che mi taglia in verticale la pancia per colpa di vari interventi subiti, col costume si vede poca ma li, tutti potevano notarla. Ma non ero la sola … più mi guardavo in giro e più vedevo che i problemi e i difetti tutti li avevono. Facevo parte della massa, e loro erano uguali a me. Come ho accennato sopra, nei giorni che siamo rimasti qui, abbiamo fatto due gite. Una a Linz, città della cultura Europea 2009 e l’altra a Český Krumlov, inserita nell’elenco mondiale del patrimonio dell’Unesco. Appena si passa il confine Ceco, si costeggia la Moldava, fiume che scorre intermante in tutto lo stato. AI lato del fiume, tutto è stato creato per la gioia dei canottieri. Viaggiare sul fiume in raft e nelle canoe rappresenta uno dei maggiori richiami sportivi della regione. E‘ possibile noleggiare direttamente nelle varie città le canoe e chiedere il servizio di trasporto e di rientro dal luogo di arrivo in canoa. Esiste un bel percorso, adatto anche ai canoisti meno esperti, che dura circa 4 ore fino a Zlatá Koruna. Mentre Antonio guidava per arrivare a Český Krumlov, io mi sono goduta lo spettacolo. Centinaia e centinaia di canoe e gommoni che scendevano il fiume. Ai lati, tende, rinfreschi, gente che giocava, che mangiava e che si divertiva con poco. Che voglia di provare. La cittadina è veramente deliziosa. Abbiamo visitato i vari punti più belli per fermarci insieme a tutti i turisti sui vari ponti della città, che viene tagliata due volte dalla Moldava, a ridere e fotografare i ragazzi che scendevano le cascatelle e rapide, e si rovesciavano perdendo la canoa. La cosa più simpatica era che si aiutavano l’un l’atro. Chi era riuscito a passare indenne la cascata, aspettava sotto il passaggio del prossimo e lo aiutava in caso di rovesciamento. Più li guardavo e più mi saliva la voglia di provare. Della gita a Linz invece ricordo l’impressione di vedere per la prima volta il Danubio. Purtroppo i quattro giorni sono passati velocemente ed il venerdì ci siamo rimessi in macchina alla volta di Vienna, con previsioni del tempo che davano brutto e freddo.

lunedì 6 settembre 2010

Il primo giorno di vacanza....


Sono le 5:58 quando spengo la sveglia. Antonio mi sente e mi chiede l’ora. “E’ ora di alzarsi”, gli dico e tiro indietro il lenzuolo arrotolato sotto il mio sedere per il caldo. Abbiamo deciso di svegliarci presto, ieri sera, perché oggi è dato bollino nero in autostrada. Non ho pressoché dormito niente stanotte, non è una novità per me, prima di una partenza passo sempre la notte a controllare la sveglia per paura che non suoni. Vado in bagno, guardo fuori per vedere se la città dorme ancora o se tutti hanno avuto la nostra idea, partire presto. Nella via più di passaggio, ne passano due. Milano dorme ancora. Vado in cucina e preparo la colazione. Ho la nausea non ho voglia di prendere niente ma mi costringo a mangiare almeno due biscotti, il viaggio è lungo e non so quando metterò sotto i denti altro cibo. In poco tempo siamo pronti. Faccio il giro di casa per vedere se tutto è chiuso e non abbiamo dimenticato niente. Ci tocca solo caricare le valigie in macchina e finalmente partire per il nostro tour europeo. L’anno scorso avevamo fatto una crociera, quest’anno ce la facciamo in macchina; capitali europee ed Europa dell’est. Fortunatamente le valige stanno tutte nel bagagliaio. Una sacca a testa, la valigia delle scarpe, medicine, due zaini il computer portatile e tutta la mia attrezzatura per la macchina fotografica. Beh in fin dei conti stiamo via due settimane, passando da una città all’altra, da un albergo all’altro. Mentre usciamo dalla rampa del box, imposto il Tom Tom sulla prima meta: Salisburgo, 580 km e sei ore di viaggio se va tutto bene. Peccato che dobbiamo fare il Brennero e li, non saremo certo gli unici. Mentalmente mi dico che se perderemo un’ora sulla tabella di marcia, ci andrà alla grande. In tangenziale non c’è quasi nessuno e così nel primo tratto, fino a Bergamo. Guardo Antonio di sottecchi e mi accorgo che gli si chiudono gli occhi. “Vuoi che guidi io?” non mi risponde ma, fa cenno di no con la testa. Il sole è proprio davanti a noi e da fastidio, non riesco a regolare il parasole in una posizione in cui non mi disturbi. I cartelli segnaletici stradali danno code a tratti verso Verona. Meno male che noi deviamo prima. Ad un certo punto, Maffy, il nome che ho dato al Tom Tom, rompe il nostro silenzio, dicendo che di li a poco dobbiamo uscire dall’autostrada. Guardo Antonio interdetta, perché l’ultima volta che avevamo preso per il Brennero non eravamo usciti lì. “Maffy che cavolo dici, non mi sbagliar strada proprio all’inizio!” Le ringhio. “Tra 600 metri tenere la destra e uscire dall’autostrada, proseguire, alla rotonda terza uscita”. Antonio mi guarda, ma leggo nei suoi occhi la domanda su cosa fare. “Ok non sarà diventata matta tutta in un colpo, usciamo”. Seguiamo le sue indicazioni e ci porta sulla Affi, la strada che collega Peschiera all’entrata dell’autostrada A22 del Brennero. Mi scuso con essa, per aver messo in dubbio il suo operato e mi godo il panorama. Che verde e quanti vigneti! Non faccio a tempo a pensare che per ora sta andando tutto bene, che le macchine davanti a noi, si fermano. Manca un kilometro e mezzo all’entrata dell’autostrada e c’è coda. Perdiamo venti minuti ma alla fine siamo sulla A22. C’è traffico ma si va. Avendo cambiato direzione di marcia, mi ritrovo il sole in pieno viso sulla destra. Che noia questo sole. Facciamo ancora qualche km e Antonio decide di fermarsi per prendere un caffè. Io ne approfitto per andare in bagno. La coda per entrare, arriva quasi al distributore di benzina. Nei bagni degli uomini nessuno, in quello delle donne, il delirio. Mi rassegno e mi metto in coda. Quando arriva Antonio, dopo essersi preso un caffè ed una brioche, sono ancora a metà. Lui entra, fa quello che deve fare e nell’uscire dice che mi aspetta in macchina, di fare pure con comodo. Per forza! Scopro solo quando finalmente riesco ad entrare, che funzionano solo due bagni su cinque. Lasciamo perdere le condizioni dei due bagni. Riprendiamo il cammino. La prossima sosta è obbligata; prendere la vignetta per l’autostrada austriaca per nove giorni. Austria, finalmente siamo in Austria. Ora sì che mi sembra veramente di essere in vacanza. Il paesaggio è bellissimo, un verde che cattura e che rilassa. “Ora non dovremmo più trovare casino” dice Antonio. Sono cose che si pensano ma non si dovrebbero mai dire. Dopo poco ci fermiamo perché stanno rifacendo il manto stradale e quindi siamo in coda per andare sull’altra carreggiata. Scoppio a ridere. Intanto mando degli sms a casa per avvisare che stiamo giungendo alla meta. Di fianco a noi, si ferma una vecchia Ferrari che fa un casino pazzesco. Il guidatore, in questo caso sarò carina e non dico tutte le cose che gli ho detto urlato in macchina, ogni volta che deve ripartire, fa delle accelerate come se fosse alla partenza di un gran premio. Ci accompagna per un grande tratto di coda. Alla fine, lo perdiamo perché al primo distributore ci fermiamo a fare rifornimento, ormai sull’orlo di una crisi di nervi … almeno io. La benzina più cara, che abbiamo fatto lungo tutto il viaggio. Ladri! Passiamo Innsbruck, oramai non manca molto. Arriviamo a Salisburgo per ora di pranzo. Ora dobbiamo trovare il punto informazioni per prendere una stanza per due giorni. Ci dirigiamo verso il centro e iniziamo a girellare per le vie con la macchina. Sali di qui, scendi di qua. Torna indietro, di li si esce. Ripassa di la. Dopo mezz’ora che giriamo a vanvera non ne posso più. Consiglio di chiedere a qualcuno. Devo averlo detto più di una volta e in poco tempo, perché alla fine Antonio si ferma su un marciapiede e va a chiedere ad un baracchino per i tour in pullman. La signorina, per niente simpatica gli indica la stazione ferroviaria. Parcheggiamo dietro alla macchina della polizia nel piazzale. Nel parco ci sono barboni che si tagliano i capelli a vicenda. Attraversiamo e entriamo nell’ufficio. Lascio parlare Antonio perché io sono un po’ impedita con le lingue; chiede se c’è disponibilità di una camera abbastanza in centro, per due notti. La ragazza, molto gentile e disponibile ci dice che da due giorni è iniziato a Salisburgo il festival della musica classica e che quindi non ci sono molte camere disponibili. Io comprendo tutto quello che lei dice. Cosa mi è successo, per la prima volta in vita mia sto ascoltando una che parla in inglese capendo e cercando di parlare a mia volta! Ci propone un albergo a 10 minuti a piedi dal centro e noi lo prendiamo, anche perché le altre soluzioni sono lontanissime e bisogna usare la macchina. Ora mi spiego perché quando guardavo in internet le varie disponibilità di alloggio nelle varie città, a Salisburgo ce ne erano pochissime. E chi andava a pensare al festival! Imposto Maffy sulla via dell’albergo e in pochissimo ci arriviamo. Camera 202. Entriamo. A momenti è più grossa di casa nostra. Aperta la porta, c’è un corridoio con un armadio, scoprirò solo la sera che dentro c’è una cucina. Poi si entra nella camera, enorme con un bow-window carinissimo. Più spazio si ha e più ci si allarga. Molliamo le valigie in ogni punto della stanza. Ci facciamo una doccia veloce e ci cambiamo. Prendo lo zaino della macchina fotografica e sono pronta per iniziare la mia vacanza e reportage fotografico. A Salisburgo ci sono stata quando ero piccolina ma, onestamente non me la ricordo per niente. Attraversiamo il ponte e siamo già pressoché in centro. C’è un bellissimo bar con ombrelloni che ci attira. Ci guardiamo e pressoché all’unisono ci sediamo in un tavolino. Ma che ore sono? Tiro fuori il cellulare e guardo: le quattro e mezza. Beh una merenda ci sta, in fin dei conti è da stamattina che non tocco cibo. Prendiamo la lista e ordiniamo un panino con carne e chili, tanto per restar leggeri. Finito il nostro spuntino ci buttiamo satolli, nelle vie principali. Salisburgo non è grande, quindi dopo poco abbiamo girato quasi tutto il centro della parte bassa. L’alta, decidiamo di lasciarcela per l’indomani. C’è già gente vestita per l’opera che si aggira per le vie. Che eleganza! Musicisti che camminano con le custodie degli strumenti sulle spalle. Spalti ovunque e maxi schermi nella piazza principale. Tutto ruota intorno al famoso festival. Ne sono affascinata. Ripassiamo al di là del fiume Salzach e percorriamo le vie che riportano al nostro albergo. C’è un bellissimo giardino proprio prima, il giardino barocco del castello Mirabell. Lo giriamo quasi tutto affascinati dai fiori e dalle fontane e dopo poco siamo in camera, non prima di aver chiesto la password per la linea wireless alla hostess. Ci sta prendendo un filo di stanchezza. Ci buttiamo sotto i piumoni per fare un riposino. Penso di aver riposato 5 minuti di orologio, poi ho iniziato a sbuffare per il caldo e cambiare posizione ogni secondo. Alla fine mi sono alzata ed ho acceso il PC. Ma che cavolo di presa hanno in Austria? Due buchi e la mia presa del PC è di tre. Prima di partire per questo viaggio ho pensato veramente a tutto ma non mi è venuto in mente di vedere le prese che c’erano. Scopro con mio sconforto che in tutta la camera le prese sono a due buchi. Va beh ora lo userò con la batteria, poi quando scendo chiedo se hanno un adattatore. Mi collego in internet con la password datami e scrivo ai miei che stiamo bene, che abbiamo internet e che se tutto va bene ci sentiremo così durante il viaggio, con resoconto di fine giornata. La linea è un po’ limitata, cade più volte ma non mi lamento. Scarico le foto fatte e chiudo perché non voglio fare fuori la batteria. Si sono fatte le sette e mezza e ci vestiamo. Quando siamo fuori le luci del tramonto stanno facendo capolino. La città acquista ancor più fascino. Si stanno accendendo le luci e tutto diventa magico. Ritorniamo in centro. Davanti all’Opera sta uscendo un sacco di gente, ma non capisco se sia finito lo spettacolo e sia la fine del primo tempo. Ci dirigiamo nella piazza centrale. Il maxi schermo è acceso e stanno trasmettendo La Traviata di Giuseppe Verdi. Restiamo per una ventina di minuti anche noi a sentirla ma onestamente non conoscendo molto l’opera, anche se so di cosa tratta, mi viene a noia e inizio a fotografare nel buio la gente che è li a guardare. Non ne posso più di Alfredo (per chi non lo sapesse, fra i passaggi più popolari dell’opera c’è l’invocazione di Violetta “Amami, Alfredo”) … guardo Antonio e gli faccio segno di andare. Sono le nove e mezza passate. Mi dice che lui non ha fame ha ancora il chili sullo stomaco. Va beh allora non mangio neanche io. Girellando però, passiamo davanti ad un baracchino che fa hot dog e presa da gola, ebbene si solo la mia gola, me ne mangio uno. Penso di averlo digerito poi al mattino dopo. Stanchi della giornata ci incamminiamo verso casa, si perché oramai il nostro albergo è diventata la nostra casa per due giorni. Ci spogliamo, ci infiliamo sotto al piumone e neanche il tempo di riempire la camera di pecore, che stiamo già dormendo. La sveglia suona, ma stavolta sono le otto e mezza. Guardo il mio lato del letto e guardo quello di Antonio. Il suo, sembra sia passata da poco la donna delle pulizie: il piumone non si è mosso di un millimetro. La mia: i piedi sono fuori ed è tutto sottosopra. Il lato corto è finito dovrebbe esserci quello lungo. Ok ho avuto caldo stanotte! Scendiamo per la colazione ed io decido che assaggerò anche il salato. Così dopo il mio classico latte freddo e cereali, mi sbaffo il wuster, fatto a fetta e lo speck con il pane nero. Effettivamente non è male finire con la bocca salata, la colazione, al posto del dolce. Il wuster della colazione si va a scontrare con quello della sera, così per tutto il giorno, mi maledico. Oggi è la giornata della fortezza di Salisburgo, quindi entriamo nella stazione per prendere la funicolare che porta su. La si può fare tranquillamente anche a piedi ma è suggestivo prenderla e comunque nel biglietto è compresa la visita alle sale principali della fortezza, alla torre di avvistamento e ai vari musei che ci sono. Il biglietto costa veramente poco per quello che da. In pochissimo siamo su, anche perché il tragitto è veramente corto. Da su la vista è spettacolare. Si vede tutta Salisburgo. Nel cielo non c’è una nuvola. Mi guardo in giro. Questa fortezza medioevale una volta era sede dei principi e arcivescovi. Nel corso della storia non venne mai espugnata dai nemici. Mi affaccio e inizio a fotografare, mi giro e non vedo Antonio. E’ rimasto a 20 metri da me. Ah già soffre di vertigini. “Peccato”, gli urlo, “la visuale da qui è stupenda”. Mi guarda male. Finite le foto panoramiche iniziamo il nostro tour. A parte tutti i musei visti con reperti della prima guerra mondiale, la cosa che mi è piaciuta di più è stata la torre di avvistamento con la camera delle torture. Anche dalla torre si vede tutta Salisburgo, anche la parte dietro, che prima era impossibile vedere. Nonostante fossimo ben in alto, qui Antonio è salito. Non soffrendo di vertigini non ne capisco il meccanismo e quindi non ho capito come quel luogo non scatenasse in lui la stessa paura di prima. Finito il nostro giro è già ora di pranzo. Io non avevo assolutamente fame e quindi, quando ci siamo seduto fuori in un tavolino, nell’unico ristorante che c’era, io ho preso solo un brezel, il loro tipico pane con forma ad anello ed estremità annodate. Antonio invece, si è mangiato patatine fritte e wuster alla griglia. Se andiamo avanti così, penso io, diventeremo dei wuster ambulanti. La discesa la facciamo a piedi. Costeggiamo così tutta la fortezza. C’è scritto sui depliant che per salire a piedi ci vuole mezz’ora, ma scendere è un’altra cosa. In poco tempo siamo di nuovo nella piazza principale, dove stanno tutti giocando a scacchi. C’è anche una scacchiera pitturata per terra con degli scacchi enormi. Adesso che ci penso è l’unica cosa che mi ricordo della visita della città, di quando ero piccola. La giornata è proseguita in totale relax fino alla sera, che ci ha visto addentare della carne, finalmente, per poi ritirarsi sotto le coperte pronti per la seconda tappa del nostro giro.