lunedì 6 settembre 2010

Il primo giorno di vacanza....


Sono le 5:58 quando spengo la sveglia. Antonio mi sente e mi chiede l’ora. “E’ ora di alzarsi”, gli dico e tiro indietro il lenzuolo arrotolato sotto il mio sedere per il caldo. Abbiamo deciso di svegliarci presto, ieri sera, perché oggi è dato bollino nero in autostrada. Non ho pressoché dormito niente stanotte, non è una novità per me, prima di una partenza passo sempre la notte a controllare la sveglia per paura che non suoni. Vado in bagno, guardo fuori per vedere se la città dorme ancora o se tutti hanno avuto la nostra idea, partire presto. Nella via più di passaggio, ne passano due. Milano dorme ancora. Vado in cucina e preparo la colazione. Ho la nausea non ho voglia di prendere niente ma mi costringo a mangiare almeno due biscotti, il viaggio è lungo e non so quando metterò sotto i denti altro cibo. In poco tempo siamo pronti. Faccio il giro di casa per vedere se tutto è chiuso e non abbiamo dimenticato niente. Ci tocca solo caricare le valigie in macchina e finalmente partire per il nostro tour europeo. L’anno scorso avevamo fatto una crociera, quest’anno ce la facciamo in macchina; capitali europee ed Europa dell’est. Fortunatamente le valige stanno tutte nel bagagliaio. Una sacca a testa, la valigia delle scarpe, medicine, due zaini il computer portatile e tutta la mia attrezzatura per la macchina fotografica. Beh in fin dei conti stiamo via due settimane, passando da una città all’altra, da un albergo all’altro. Mentre usciamo dalla rampa del box, imposto il Tom Tom sulla prima meta: Salisburgo, 580 km e sei ore di viaggio se va tutto bene. Peccato che dobbiamo fare il Brennero e li, non saremo certo gli unici. Mentalmente mi dico che se perderemo un’ora sulla tabella di marcia, ci andrà alla grande. In tangenziale non c’è quasi nessuno e così nel primo tratto, fino a Bergamo. Guardo Antonio di sottecchi e mi accorgo che gli si chiudono gli occhi. “Vuoi che guidi io?” non mi risponde ma, fa cenno di no con la testa. Il sole è proprio davanti a noi e da fastidio, non riesco a regolare il parasole in una posizione in cui non mi disturbi. I cartelli segnaletici stradali danno code a tratti verso Verona. Meno male che noi deviamo prima. Ad un certo punto, Maffy, il nome che ho dato al Tom Tom, rompe il nostro silenzio, dicendo che di li a poco dobbiamo uscire dall’autostrada. Guardo Antonio interdetta, perché l’ultima volta che avevamo preso per il Brennero non eravamo usciti lì. “Maffy che cavolo dici, non mi sbagliar strada proprio all’inizio!” Le ringhio. “Tra 600 metri tenere la destra e uscire dall’autostrada, proseguire, alla rotonda terza uscita”. Antonio mi guarda, ma leggo nei suoi occhi la domanda su cosa fare. “Ok non sarà diventata matta tutta in un colpo, usciamo”. Seguiamo le sue indicazioni e ci porta sulla Affi, la strada che collega Peschiera all’entrata dell’autostrada A22 del Brennero. Mi scuso con essa, per aver messo in dubbio il suo operato e mi godo il panorama. Che verde e quanti vigneti! Non faccio a tempo a pensare che per ora sta andando tutto bene, che le macchine davanti a noi, si fermano. Manca un kilometro e mezzo all’entrata dell’autostrada e c’è coda. Perdiamo venti minuti ma alla fine siamo sulla A22. C’è traffico ma si va. Avendo cambiato direzione di marcia, mi ritrovo il sole in pieno viso sulla destra. Che noia questo sole. Facciamo ancora qualche km e Antonio decide di fermarsi per prendere un caffè. Io ne approfitto per andare in bagno. La coda per entrare, arriva quasi al distributore di benzina. Nei bagni degli uomini nessuno, in quello delle donne, il delirio. Mi rassegno e mi metto in coda. Quando arriva Antonio, dopo essersi preso un caffè ed una brioche, sono ancora a metà. Lui entra, fa quello che deve fare e nell’uscire dice che mi aspetta in macchina, di fare pure con comodo. Per forza! Scopro solo quando finalmente riesco ad entrare, che funzionano solo due bagni su cinque. Lasciamo perdere le condizioni dei due bagni. Riprendiamo il cammino. La prossima sosta è obbligata; prendere la vignetta per l’autostrada austriaca per nove giorni. Austria, finalmente siamo in Austria. Ora sì che mi sembra veramente di essere in vacanza. Il paesaggio è bellissimo, un verde che cattura e che rilassa. “Ora non dovremmo più trovare casino” dice Antonio. Sono cose che si pensano ma non si dovrebbero mai dire. Dopo poco ci fermiamo perché stanno rifacendo il manto stradale e quindi siamo in coda per andare sull’altra carreggiata. Scoppio a ridere. Intanto mando degli sms a casa per avvisare che stiamo giungendo alla meta. Di fianco a noi, si ferma una vecchia Ferrari che fa un casino pazzesco. Il guidatore, in questo caso sarò carina e non dico tutte le cose che gli ho detto urlato in macchina, ogni volta che deve ripartire, fa delle accelerate come se fosse alla partenza di un gran premio. Ci accompagna per un grande tratto di coda. Alla fine, lo perdiamo perché al primo distributore ci fermiamo a fare rifornimento, ormai sull’orlo di una crisi di nervi … almeno io. La benzina più cara, che abbiamo fatto lungo tutto il viaggio. Ladri! Passiamo Innsbruck, oramai non manca molto. Arriviamo a Salisburgo per ora di pranzo. Ora dobbiamo trovare il punto informazioni per prendere una stanza per due giorni. Ci dirigiamo verso il centro e iniziamo a girellare per le vie con la macchina. Sali di qui, scendi di qua. Torna indietro, di li si esce. Ripassa di la. Dopo mezz’ora che giriamo a vanvera non ne posso più. Consiglio di chiedere a qualcuno. Devo averlo detto più di una volta e in poco tempo, perché alla fine Antonio si ferma su un marciapiede e va a chiedere ad un baracchino per i tour in pullman. La signorina, per niente simpatica gli indica la stazione ferroviaria. Parcheggiamo dietro alla macchina della polizia nel piazzale. Nel parco ci sono barboni che si tagliano i capelli a vicenda. Attraversiamo e entriamo nell’ufficio. Lascio parlare Antonio perché io sono un po’ impedita con le lingue; chiede se c’è disponibilità di una camera abbastanza in centro, per due notti. La ragazza, molto gentile e disponibile ci dice che da due giorni è iniziato a Salisburgo il festival della musica classica e che quindi non ci sono molte camere disponibili. Io comprendo tutto quello che lei dice. Cosa mi è successo, per la prima volta in vita mia sto ascoltando una che parla in inglese capendo e cercando di parlare a mia volta! Ci propone un albergo a 10 minuti a piedi dal centro e noi lo prendiamo, anche perché le altre soluzioni sono lontanissime e bisogna usare la macchina. Ora mi spiego perché quando guardavo in internet le varie disponibilità di alloggio nelle varie città, a Salisburgo ce ne erano pochissime. E chi andava a pensare al festival! Imposto Maffy sulla via dell’albergo e in pochissimo ci arriviamo. Camera 202. Entriamo. A momenti è più grossa di casa nostra. Aperta la porta, c’è un corridoio con un armadio, scoprirò solo la sera che dentro c’è una cucina. Poi si entra nella camera, enorme con un bow-window carinissimo. Più spazio si ha e più ci si allarga. Molliamo le valigie in ogni punto della stanza. Ci facciamo una doccia veloce e ci cambiamo. Prendo lo zaino della macchina fotografica e sono pronta per iniziare la mia vacanza e reportage fotografico. A Salisburgo ci sono stata quando ero piccolina ma, onestamente non me la ricordo per niente. Attraversiamo il ponte e siamo già pressoché in centro. C’è un bellissimo bar con ombrelloni che ci attira. Ci guardiamo e pressoché all’unisono ci sediamo in un tavolino. Ma che ore sono? Tiro fuori il cellulare e guardo: le quattro e mezza. Beh una merenda ci sta, in fin dei conti è da stamattina che non tocco cibo. Prendiamo la lista e ordiniamo un panino con carne e chili, tanto per restar leggeri. Finito il nostro spuntino ci buttiamo satolli, nelle vie principali. Salisburgo non è grande, quindi dopo poco abbiamo girato quasi tutto il centro della parte bassa. L’alta, decidiamo di lasciarcela per l’indomani. C’è già gente vestita per l’opera che si aggira per le vie. Che eleganza! Musicisti che camminano con le custodie degli strumenti sulle spalle. Spalti ovunque e maxi schermi nella piazza principale. Tutto ruota intorno al famoso festival. Ne sono affascinata. Ripassiamo al di là del fiume Salzach e percorriamo le vie che riportano al nostro albergo. C’è un bellissimo giardino proprio prima, il giardino barocco del castello Mirabell. Lo giriamo quasi tutto affascinati dai fiori e dalle fontane e dopo poco siamo in camera, non prima di aver chiesto la password per la linea wireless alla hostess. Ci sta prendendo un filo di stanchezza. Ci buttiamo sotto i piumoni per fare un riposino. Penso di aver riposato 5 minuti di orologio, poi ho iniziato a sbuffare per il caldo e cambiare posizione ogni secondo. Alla fine mi sono alzata ed ho acceso il PC. Ma che cavolo di presa hanno in Austria? Due buchi e la mia presa del PC è di tre. Prima di partire per questo viaggio ho pensato veramente a tutto ma non mi è venuto in mente di vedere le prese che c’erano. Scopro con mio sconforto che in tutta la camera le prese sono a due buchi. Va beh ora lo userò con la batteria, poi quando scendo chiedo se hanno un adattatore. Mi collego in internet con la password datami e scrivo ai miei che stiamo bene, che abbiamo internet e che se tutto va bene ci sentiremo così durante il viaggio, con resoconto di fine giornata. La linea è un po’ limitata, cade più volte ma non mi lamento. Scarico le foto fatte e chiudo perché non voglio fare fuori la batteria. Si sono fatte le sette e mezza e ci vestiamo. Quando siamo fuori le luci del tramonto stanno facendo capolino. La città acquista ancor più fascino. Si stanno accendendo le luci e tutto diventa magico. Ritorniamo in centro. Davanti all’Opera sta uscendo un sacco di gente, ma non capisco se sia finito lo spettacolo e sia la fine del primo tempo. Ci dirigiamo nella piazza centrale. Il maxi schermo è acceso e stanno trasmettendo La Traviata di Giuseppe Verdi. Restiamo per una ventina di minuti anche noi a sentirla ma onestamente non conoscendo molto l’opera, anche se so di cosa tratta, mi viene a noia e inizio a fotografare nel buio la gente che è li a guardare. Non ne posso più di Alfredo (per chi non lo sapesse, fra i passaggi più popolari dell’opera c’è l’invocazione di Violetta “Amami, Alfredo”) … guardo Antonio e gli faccio segno di andare. Sono le nove e mezza passate. Mi dice che lui non ha fame ha ancora il chili sullo stomaco. Va beh allora non mangio neanche io. Girellando però, passiamo davanti ad un baracchino che fa hot dog e presa da gola, ebbene si solo la mia gola, me ne mangio uno. Penso di averlo digerito poi al mattino dopo. Stanchi della giornata ci incamminiamo verso casa, si perché oramai il nostro albergo è diventata la nostra casa per due giorni. Ci spogliamo, ci infiliamo sotto al piumone e neanche il tempo di riempire la camera di pecore, che stiamo già dormendo. La sveglia suona, ma stavolta sono le otto e mezza. Guardo il mio lato del letto e guardo quello di Antonio. Il suo, sembra sia passata da poco la donna delle pulizie: il piumone non si è mosso di un millimetro. La mia: i piedi sono fuori ed è tutto sottosopra. Il lato corto è finito dovrebbe esserci quello lungo. Ok ho avuto caldo stanotte! Scendiamo per la colazione ed io decido che assaggerò anche il salato. Così dopo il mio classico latte freddo e cereali, mi sbaffo il wuster, fatto a fetta e lo speck con il pane nero. Effettivamente non è male finire con la bocca salata, la colazione, al posto del dolce. Il wuster della colazione si va a scontrare con quello della sera, così per tutto il giorno, mi maledico. Oggi è la giornata della fortezza di Salisburgo, quindi entriamo nella stazione per prendere la funicolare che porta su. La si può fare tranquillamente anche a piedi ma è suggestivo prenderla e comunque nel biglietto è compresa la visita alle sale principali della fortezza, alla torre di avvistamento e ai vari musei che ci sono. Il biglietto costa veramente poco per quello che da. In pochissimo siamo su, anche perché il tragitto è veramente corto. Da su la vista è spettacolare. Si vede tutta Salisburgo. Nel cielo non c’è una nuvola. Mi guardo in giro. Questa fortezza medioevale una volta era sede dei principi e arcivescovi. Nel corso della storia non venne mai espugnata dai nemici. Mi affaccio e inizio a fotografare, mi giro e non vedo Antonio. E’ rimasto a 20 metri da me. Ah già soffre di vertigini. “Peccato”, gli urlo, “la visuale da qui è stupenda”. Mi guarda male. Finite le foto panoramiche iniziamo il nostro tour. A parte tutti i musei visti con reperti della prima guerra mondiale, la cosa che mi è piaciuta di più è stata la torre di avvistamento con la camera delle torture. Anche dalla torre si vede tutta Salisburgo, anche la parte dietro, che prima era impossibile vedere. Nonostante fossimo ben in alto, qui Antonio è salito. Non soffrendo di vertigini non ne capisco il meccanismo e quindi non ho capito come quel luogo non scatenasse in lui la stessa paura di prima. Finito il nostro giro è già ora di pranzo. Io non avevo assolutamente fame e quindi, quando ci siamo seduto fuori in un tavolino, nell’unico ristorante che c’era, io ho preso solo un brezel, il loro tipico pane con forma ad anello ed estremità annodate. Antonio invece, si è mangiato patatine fritte e wuster alla griglia. Se andiamo avanti così, penso io, diventeremo dei wuster ambulanti. La discesa la facciamo a piedi. Costeggiamo così tutta la fortezza. C’è scritto sui depliant che per salire a piedi ci vuole mezz’ora, ma scendere è un’altra cosa. In poco tempo siamo di nuovo nella piazza principale, dove stanno tutti giocando a scacchi. C’è anche una scacchiera pitturata per terra con degli scacchi enormi. Adesso che ci penso è l’unica cosa che mi ricordo della visita della città, di quando ero piccola. La giornata è proseguita in totale relax fino alla sera, che ci ha visto addentare della carne, finalmente, per poi ritirarsi sotto le coperte pronti per la seconda tappa del nostro giro.

5 commenti:

  1. Come prima tappa è bella piena di cose!
    Per fortuna che tutto sommato è un piacere leggerti!
    ;)

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  2. ahahah quel tutto sommato non mi piace ma ti perdono :-)
    scherzo, grazie tante...ma sai quando si parte è sempre così poi ti annoi di scrivere e dimezzi i fatti

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  3. Intanto un saluto, poi mi metto a leggere l'enciclopedia che hai messo su, con calma.
    Ben trovata anche qua.
    PS: ho imparato diverse cosette da quel che fai, tutti hanno qualcosa da dare, chi pensa di aver raggiunto la sapienza ed abbia solo da insegnare è proprio uno sciocco.

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  4. Appunti di viaggio dinamici e simpatici, che si leggono con piacere. A quando la seconda puntata???

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  5. l'ho scritta, devo solo rileggerla più volte e poi la metto, grazie del passaggio

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