mercoledì 8 aprile 2009

IL DESIDERIO


Stavo percorrendo una stradina di montagna, piena di curve e di buche. Gli ammortizzatori della mia macchina chiedevano disperatamente pietà. Nonostante tutto, il panorama toglieva il fiato. Gli abeti ai lati della strada davano una luce particolare al percorso, quando il sole riusciva a filtrare, si notavano i raggi che ti colpivano con violenza. Abbassai il finestrino e l’aria frizzante mi svegliò. Non che stessi dormendo ma ero rilassata e mi godevo il panorama. Rallentai per assaporarne il sapore, il profumo. C’era un misto di aromi di funghi, resina e muschio. Chissà quanti porcini erano ben nascosti nel sottobosco! Rallentai ancora di più per cercare di vedere in mezzo alla boscaglia se c’erano animali. L’orario era perfetto, le cinque del pomeriggio, il sole non più caldo e poca gente in giro. Lo desideravo tanto. Ero così intenta a osservare ogni minimo movimento che a momenti andai a sbattere contro un semaforo. Ma che cavolo ci faceva un semaforo su questa strada? Mi accorsi solo dopo che c’era anche un cartello che indicava dei lavori a pochi km. Sicuramente la carreggiata era stata ristretta e per permettere il passaggio delle macchine avevano messo uno di quei semafori che alternano il passaggio. Sfortuna vuole che fosse rosso per me. Inizia a guardare avanti a me, ma non vedevo arrivare neanche una macchina. Ma non potevano mettere un omino a dirigere il traffico, così faceva passare le macchine che c’erano al posto di questo stramaledetto semaforo! Spensi il motore e guardai l’orologio. Erano passati già cinque minuti ed era sempre rosso. Mi accesi una sigaretta e iniziai a sacramentare contro il sistema. Quale sistema non lo so, ma tanto per avercela con qualcuno. Per non impuzzolentire la macchina aprii la portiera e scesi, pronta nel caso di verde a scattare veloce e riprendere il mio viaggio. Ero così nervosa che non mi stavo neanche più godendo il panorama. Basta non ne potevo più, il tempo passava ed io ero sempre lì con questo semaforo che vegliava su di me e mi diceva, col suo rosso, di non muovermi. Feci una corsa e lo raggiunsi. Controllai dietro per scorgere se era tutto a posto, e lo presi a pugni per vedere se per caso non si fosse inceppato, che ne so magari un contatto. Niente, il nulla … lui se ne stava imperterrito sul suo rosso. Stavo per tirare fuori una sequela d’insulti quando, sentii dei fruscii arrivare alla mia destra. Mi voltai di scatto, impaurita e lì in mezzo ad un cespuglio che mi osservava con tranquillità, c’era un cervo. Rimasi senza fiato, o meglio non respirai più per paura che scappasse per il troppo rumore. Era bellissimo, i suoi occhioni mi guardavano, domandandosi forse cosa stessi facendo li. Me lo stavo domandando anch’io, veramente. Accidenti a me avevo la macchina fotografica nell’auto e se mi fossi di certo mossa per raggiungerla, il cervo sarebbe scappato. Restai a osservarlo mentre brucava, non so per quanto tempo. Oramai mi ero anche dimenticata del semaforo rosso. Ero estasiata dalla sua imponenza. Come era arrivato, a un certo punto qualcosa lo spaventò e con un bellissimo salto sparì. Mi girai di scatto, svegliata all’improvviso da un sogno, e mi accorsi che finalmente il semaforo era diventato verde. Corsi verso la macchina, l’accesi velocemente e passando di fianco al semaforo lo ringraziai per il bellissimo regalo. Stavo per imboccare la curva che mi avrebbe portato al restringimento di carreggiata, quando sentii qualcosa. Non so dire se sia stata la mia immaginazione, il vento, il rumore del bosco, ma distintamente io percepii: “Prego!”

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