domenica 24 gennaio 2010

AL BUIO



E’ tutto buio qui, ma continuo a camminare con cautela. Il buio non mi rassicura per niente, non sai mai chi potrebbe esserci davanti a te, ma anche dietro. Un agguato alle spalle, che paura … ma perché mi sono messa a pensare a questo, accidenti a me!
Provo ad allungare le mani ma non tocco niente, provo allora ad aprirle lateralmente cercando una parete o qualcosa cui possa attaccarmi per proseguire.

Ma come sono finita qui, non me lo ricordo neanche. Non trovando appiglio da nessuna parte, proseguo avanzando un piede alla volta. Mi sento tanto un cieco in questo momento, come fanno loro tutta la vita a stare nel buio e non vedere le cose belle che il mondo ci mette davanti tutti i giorni. Loro hanno un sesto senso quando camminano, perfettamente in grado di evitare sedie e altri ostacoli. Hanno l’abilità di percepire la presenza di alcuni oggetti nell’ambiente pur senza vederli.
Nonostante ciò camminano con un bastone per trovare gli ostacoli davanti a loro. Io non ho un bastone ma, tengo le mani davanti per evitare questi fantasmi che si pareranno davanti a me.

Faccio pochi passi quando mi sembra di avvertire una presenza vicino, che mi sia venuto il sesto senso anche a me? Non so se parlare o stare zitta. Sento freddo, questo posto è anche umido ed io non so perché ma sono solo con una canotta. “C’è qualcuno?” mi faccio forza e rompo il silenzio. Faccio un altro passo e qualcosa mi sfiora il viso. Mi fermo terrorizzata. Che cosa sarà stato, allora c’è veramente qualcuno qui con me. Respiro per tre volte e poi prendo coraggio: mi agito davanti a me come una forsennata per vedere di riuscire a toccare qualcosa o qualcuno. Niente, il nulla intorno.

Faccio un altro passo e sento come una voce vicino al mio orecchio sinistro. Decido che è solo la paura che mi sta facendo impazzire, il buio non può sempre vincere su di me, è una fifa che mi porto avanti da quando ero bambina. Ora proverò a camminare più decisa e così magari giungerò prima alla fine di questo calvario.
Avanzo con passo deciso, sembra che io sappia dove andare. A un certo punto vedo una luce, prima molto lontana, fioca. Stringo gli occhi per vedere se non è frutto della mia fantasia, poi all’improvviso la luce, si fa abbagliante. Ma cosa cavolo è stato!

Mi sveglio. Di fianco a me c’è mio marito che mi guarda con faccia allucinata. Mi ha appena letteralmente strappato la mascherina per dormire dalla faccia. Lo guardo interrogativa. “Stavi sognando, mi picchiavi. Ho provato a svegliati delicatamente, prima sfiorandoti il viso, poi chiamandoti piano all’orecchio ma, non c’è stato verso”. Lo guardo ancora più con perplessa. “Alla fine quando ho visto che non ti svegliavi con le buone, sapendo che la luce ti fa svegliare, ti ho levato la mascherina.”

Ma come era solo un sogno quello che stavo facendo. Mi giro lo guardo e gli sorrido. Ruoto verso la porta e osservo la stanza, un posto che conosco bene, accogliente e caldo tutto il contrario di dove mi trovavo prima. Prendo la mascherina, la lancio per aria e la osservo cadere piano perché è leggera e il tessuto fa resistenza nell’aria. “Basta di questa non ne ho più bisogno, preferisco la luce!”

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