venerdì 20 aprile 2012

La mia Endo II: i nervi


...i nervi, si ero giusto arrivata alla "partenza" dei nervi. Partenza per essere carini, perché a furia di interventi e appiccicume vario i nervi hanno deciso che forse era meglio non sentire più. Beati loro, viene da dire. Oltre a loro, tutto l'ultimo tratto dell'intestino e l'ampolla del retto, ha pensato bene di seguire i nervi a ruota, ma dal lato motorio. Forse è in atto uno sciopero nel mio corpo. Quel poco che è rimasto si è stufato di lavorare per gli altri e di star male ed ha deciso di incrociare le braccia. Sarò ripetitiva ma beati loro! E così dopo tutta una serie di esami si è giunti alla conclusione che potevo diventare una donna bionica: mettere il neuro stimolatore sacrale. Una specie di pace maker, che collegato al nervo sacrale S3 ti da la scossa e stimola nervi, intestino e vescica, anche se nel mio caso quella ha ripreso a funzionare da quattro anni. Almeno ora ho una buona scusa quando la gente mi dirà che sono elettrica! L'intervento è in varie fasi ma su di me si decide di saltare un passaggio perché per l'intestino è troppo poco due settimane di apparecchio esterno di prova e quindi di passare al "primo tempo", così si chiama. Viene attaccato già il filo (l'elettrodo) al nervo e non è, invece, svolazzante nella chiappa. L'inserimento dell'elettrodo viene eseguito con l'aiuto del fluoroscopio. Dopo questa fase, che può durare anche un mese, col la macchinetta esterna, viene stabilito di inserire la macchinetta, il famoso pace maker, nel corpo con successivo intervento. Da quel momento e non so per quanti anni, vivrai con le scosse e non potrai passare i metal detector in aeroporto e banche e se dovrai fare una risonanza magnetica di dovrà essere "smagnetizzato" prima. Per tutti gli altri esami, basta spegnerlo. Decidiamo la data del ricovero con successivo intervento. Sono incazzata, avevo promesso a me stessa che non sarei più tornata sotto i ferri! Il giorno stabilito mi presento con il mio valigino. Si vede che è un po' che non vengo più ricoverata; mi stavo dimenticando l'asciugamano, magari pensavo di andare in albergo! Il reparto dove sono non mette tranquillità psicologica: la maggior parte dei pazienti è in carrozzella o perché ci è nato, o per vari incidenti stradali. L'unità spinale si occupa di queste cose: recuperare le cose che non vanno. Dopo due ore di anamnesi da parte di un dottore, con tutto quello che ho avuto due ore sembrano anche poche, passo la giornata con mio marito. Antonio, che mi fa compagnia. Alle 18 arriva la cena; ma chi ha fame a quell'ora. Io mangio un po' di pasta e Antonio, mangia la carne, visto che a pranzo non ha mangiato nulla. Alle 19 lo caccio, anche perché deve attraversarsi tutta la città per tornare a casa. "Ci sentiamo dopo cena" gli dico. Alle 20.00 mentre sto leggendo il mio libro entra l'infermiera e mi chiede se mi hanno già preso la vene per l'antibiotico che devo fare. Le rispondo di no e dopo poco la vedo rientrare in stanza con una collega. Mi guarda le braccia e mi dice che ho delle brutte vene. Strano, dico io, perché dono il sangue e nessuno si è mai lamentato e avendo fatto 8 interventi chirurgici non ho mai avuto problemi. Mi mette il laccio emostatico a destra, anche se io le avevo dato il braccio sinistro, quello dove di solito mi prendono le vene, e inizia a guardarsi in giro smarrita. Chiede alla collega se secondo lei la farfallina rosa va bene. Allora io dico una cosa. Tu puoi anche essere la più maldestra e incompetente a prendere una vena ma, davanti ad un paziente devi avere le palle. Non puoi far vedere che hai paura e che non sai quello che fai! Mi infila dentro l'ago ad un millimetro al minuto, fermandosi più volte. Finalmente apre bocca l'altra infermiera, anche se a pensarci col senno di poi, se taceva era meglio. Le chiede se è tanto che non prende più una vena perché ne ha appena rotta una. Ma taci, cavolo! In quel preciso istante non so cosa il mio cervello abbia pensato, perché io non ho assolutamente sentito male quando lei armeggiava con la vena. Non sono neanche riuscita a dire che stavo male che nel giro di un secondo sono svenuta e ho avuto una crisi convulsiva. Al mio risveglio, prima di capire dove ero e cosa ci faceva tutta quella gente davanti a me che mi chiamava e gridava di aprire la bocca, di aprire gli occhi, ho trovato un esercito di infermieri che mi guardava ad occhi sbarrati. Della crisi ricordo solo che continuavo a pensare ad una parola che dovevo dire, e sicuramente ero che non stavo bene, e che più pensavo alla parola e più mi agitavo e sbattevo. Questo naturalmente ricostruito dopo un po' che mi hanno detto ciò che era successo: una crisi vagale. Stavo malissimo quando mi sono ripresa, se così si può dire. Pressione 60 su 70, male alla testa, tipo attacca di cervicale e una nausea pazzesca. E' stato chiamato il neurologo ma non è uscito, non mi conosceva, così ha detto, bastava il monitoraggio tutta la notte. Mi auguro per lui che non abbia sempre suoi parenti in ospedale, perché se no dubito che conosca le persone che stanno male nei vari reparti. Ho passato una notte da schifo, sia per il mal di testa sia per la nausea. Ho dovuto chiamare per urinare l'infermiera perché ero attaccata ai monitor e con la pressione sotto zero non potevo di certo alzarmi. La notte è stata lunga non ho chiuso occhio e ho visto passare i minuti, i secondi. In tutto questo casino sono riuscita a telefonare ad Antonio con una voce cadaverica, ma se non lo facevo era peggio perché mi avrebbe chiamato lui e si sarebbe preoccupato ad una mia non risposta, raccontargli un po' grossolanamente cosa era successo e dirgli che ci saremmo sentiti la mattina dopo, per fargli sapere come stavo. Immagino come abbia passato la notte. La mattina si sono presentati i dottori che mio marito e mia mamma erano già presenti. Naturalmente quando sono entrati in camera per chiedermi cosa mi fosse successo, loro sono usciti. Cosa mi è successo? E cosa ne so io! La dottoressa mi ha detto che non mi avrebbero fatto l'intervento in programma ma una cosa più leggera se me la sentivo per non perdere i giorni di ricovero. Non sia mai per carità, entrare e tenere occupato un posto per nulla! Nell'uscire si è diretta verso Antonio e gli ha detto che avrei dovuto fare dei controlli per la crisi che mi era venuta. Normalmente quando uno racconta una cosa non dovrebbe essere volgare e quindi non lo sarò, però mi chiedo sono o non sono ricoverata in un ospedale uno dei più rinomati di Milano? Sono stata male mentre ero ricoverata? ed allora perché per fare degli accertamenti devo farmeli per conto mio? Se vi interessano tanto me li fate in cinque minuti! Finita la flebo di antibiotico sono andata giù dove mi aspettavano in quattro per infilarmi l'elettrodo nella schiena, come dicevo prima, in questo caso non attaccato al nervo ma svolazzante, per modo di dire, nel gluteo. Sono sempre stata una che controlla tutto quello che mi fanno se può, ma con l'esperienza della notte, mi sono girata dalla parte opposta del video e appena sentito un poco di dolore, ho chiesto più anestetico. Mi sono fatta "schifo"; questa non è l'Alina che conosco che anche se sente dolore non si lamenta. A mia discolpa mi sono detta che era meglio così, piuttosto che avere un'altra crisi magari mente mi infilavano l'ago nella schiena. Finito il tutto non ho fatto in tempo a risalire in camera, che già sentivo male alla chiappa sinistra dove c'era dentro il filo con l'elettrodo. La schiena era tutto un cerotto perché, non essendo attaccato a niente il filo, con un minimo sforzo sarebbe venuto fuori. "Mi raccomando non li tolga mai, se si staccano ne aggiunga altri e non deve assolutamente fare docce o bagni". Quando sono andata a togliere il filo due settimane dopo avevo più cerotti io di una farmacia, dietro la schiena. Come dicevo, risalita in camera ero già dolorante e visto che la notte non avevo chiuso occhio, ho liquidato marito e mamma e mi sono messa a riposare in preda a dei brividi pazzeschi. Mi sono infilata il golf di lana con cui ero venuta, dei calzettone e mi sono messa sotto le coperte. Non ho riposato molto ma sono rimasta immobile tutto il tempo per cercare di scaldarmi e perché nel lato sinistro appena mi muovevo sentivo come delle coltellate. Le volte che sono dovuta andare in bagno non riuscivo a mettere a terra il piede sinistro per il dolore. Il pomeriggio me ne sono stata tranquilla a riposare fino alle 16 quando sono arrivati i miei con Antonio. Allora siamo saliti al secondo piano, dov'è c'è una sala di ricreazione con macchinette per prendersi qualcosa da bere o mangiare. Mi sono fatta di patatine e dopo un'ora siamo riscesi perchè ero stanca e mi stava tornando freddo. Il freddo ho scoperto il giorno dopo al rientro a casa, erano tre linee di febbre. Alle 18 puntuali come un orologio svizzero, hanno servito la cena. Ho mangiato a malapena una pasta e ho mollato li il resto. Ma come si fa a mangiare a quell'ora? Prima di andare via Antonio, mi ha portato altre patatine nel caso mi fosse venuta fame più tardi. E così è stato! Ho chiuso presto la luce la sera. Ero stanca della giornata e sfatta dalla nottata precedente. Non posso dire di aver dormito, ma almeno non ho visto passare i secondi. La mattina, dopo una colazione deliziosa con acqua e una goccia di caffè, è arrivato il dottore ad attaccarmi la scossa, dandomi in dotazione la mia macchinetta. Mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo. Avete presente il walkman che si usava anni fa. Il mio neuro stimolatore esterno da tenere due settimane era così. Da attaccare tramite una pinza alla cintura dei pantaloni e non staccarlo mai, neanche di notte. Subito dopo tolta farfallina e data lettera di dimissione, con scritto "condizione del paziente alle dimissioni: buone". Però mi raccomando vada a farsi vedere! Le due settimane sono passate, mi sono fatta anche tre giorni di fiera, con il neuro stimolatore, forse un po' pesante, ma io sono fatta così. Ora aspetto di rifare l'intervento che dovevo, tra una settimana, per poi arrivare al posizionamento dentro il corpo. Nel frattempo l'unica cosa che sono riuscita a fare è una visita dal neurologo che mi ha consigliato per mia tranquillità di fare un elettroencefalogramma e un tilting test per sapere se posso essere soggetta ad altre crisi vagali. Certo perché adesso ho paura che possa ricapitarmi. Ma stavolta do retta al mio medico della mutua, appena ti si avvicina qualcuno incompetente, prima che ti faccia del male lui, tiragli un cazzotto. E non dovrei ascoltarlo secondo voi!

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